Un infortunio sul lavoro, purtroppo, può accadere. Ma se il datore di lavoro nulla ha fatto per impedire la condotta, pur imprudente, del suo dipendente, è da ritenersi responsabile.

Il datore di lavoro è tenuto, infatti, non soltanto ad assicurare un ambiente di lavoro privo di rischi, predisponendo tutte le cautele e le misure necessarie a tutelare la salute dei lavoratori, ma anche ad accertarsi che i propri dipendenti facciano effettivamente uso di queste misure.

Ad esempio, sono da ritenersi infortuni da attribuire alla responsabilità colposa dell’imprenditore:

  • il danno subito da un lavoratore all’interno dell’azienda, a causa del dissesto della pavimentazione;
  • l’infortunio causato dall’uso improprio, da parte di un proprio dipendente, del carrello elevatore, utilizzato per sollevare delle persone al fine di effettuare più velocemente il lavoro. In quest’ultimo caso, il datore di lavoro avrebbe dovuto assumere le necessarie informazioni sulle modalità degli interventi di manutenzione e, dunque, venire a conoscenza del fatto che a volte gli stessi erano svolti in modo pericoloso, dando disposizioni affinché fossero utilizzate le apposite piattaforme e non il carrello elevatore.

Ciò significa che, nel caso in cui il dipendente decida di agire in giudizio per ottenere il risarcimento del danno derivante dall’infortunio sul luogo di lavoro, sarà il datore di lavoro a dover provare di avere fatto tutto il possibile e di aver adottato tutte le cautele necessarie per impedire il verificarsi del danno.

Infortunio sul lavoro: risarcimento anche delle sofferenze subite dai parenti del lavoratore infortunatosi?

Nei casi in cui l’infortunio del lavoratore ha costretto i familiari a cambiare le proprie abitudini di vita per poter assistere il parente infortunato, ovvero quando l’assistenza di cui il congiunto necessita, per compiere le attività di vita quotidiana, abbia determinato in chi lo ha assistito uno stato ansioso-depressivo, tale da incidere negativamente sull’armonia e sull’intimità (anche sessuale) della coppia, essi hanno senz’altro diritto al risarcimento del danno.

In altre parole, la giurisprudenza ammette la possibilità di ottenere il risarcimento danno subito, allorché il mutamento delle abitudini di vita dei congiunti è tale da generare una sofferenza interiore ed un danno alla loro esistenza, tale da meritare di essere indennizzato economicamente. È quanto confermato dalla Cassazione con recente sentenza del 26 marzo 2015, n. 6096.

a cura dell’Avv. Andrea Scarano

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